2024-05-20



















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Dalla storia dell’Ottocento romeno
(2010-03-20)
Ultimo aggiornamento: 2010-03-20 14:17 EET
Ai disastri naturali come i terremoti e le alluvioni che hanno colpito lo spazio romeno, si è aggiunta anche la peste all’inizio dell’Ottocento. La più forte epidemia di peste fu quella soprannominata “la peste di Caragea” del 1813, Caragea essendo il nome dell’allora principe. Secondo le stime dei testimoni, la peste di Caragea provocò circa 60.000 morti e ebbe un forte impatto sulla mentalità collettiva e sull’economia romena. La debolezza delle autorità e l’atteggiamento della popolazione nei confronti della malattia contribuirono all’aumento del numero delle vittime. Un ruolo importante fu svolto dall’assenza delle misure preventive. Però ci furono anche cause oggettive, attinenti all’incapacità umana o alle guerre.

Lo storico Marian Stroia dell’Istituto di Storia “Nicolae Iorga” di Bucarest ha sottolineato il contributo dei conflitti tra la Russia, l’Austria e l’Impero Ottomano svoltisi sul territorio dei Principati Romeni. “La diffusione della peste fu connessa al fatto che apparve poco dopo la fine di campagne militari o di guerre svolte sul territorio dei Principati Romeni. La peste del 1813 giunse poco dopo la conclusione della guerra russo-turca del 1806-1812. L’ambiente era fortemente contagiato in seguito alla guerra da salme non sepolte, per cui era molto favorevole alla diffusione dell’epidemia tra la popolazione priva di mezzi di protezione. Secondo le attuali valutazioni, la mortalità determinata dalla peste di Caragea fu compresa tra 60.000, cifra fornita da Ignatie Iakovenko, un viaggiatore russo contemporaneo all’evento, e 70.000, cifra menzionata nel Trattato di Storia dei Romeni”, spiega lo storico Marian Stroia.

L’ambiente propizio per la diffusione della peste fu dunque la guerra. Però la peste di Caragea era stata portata dall’esterno, da un membro della scorta del principe Caragea, che era stato appena nominato principe della Valacchia. Marian Stroia ci ha parlato anche delle misure prese dalla autorità appena scoppiata l’epidemia. “Della sua scorta, che fece una sosta al monastero Văcăreşti, dove si svolse la cerimonia religiosa di insediamento, c’era un dignitario che aveva contratto il virus a Costantinopoli. La scorta e Caragea stesso trattarono con ignoranza tale aspetto. Se in occasione della precedente epidemia, del 1792, l’unica modalità di reazione di fronte alla malattia era stata di isolare i malati su un campo per 6 settimane e lasciarli morire o salvarsi, secondo la fortuna di ciascuno, stavolta vi fu una certa preoccupazione in merito. A Bucarest, Caragea fondò un servizio di pronto soccorso permanente e i medici erano costretti a visitare i malati, accompagnati da un delegato del comune. Secondo la gravità della malattia, la gente veniva ricoverata nell’ospedale Dudeşti, oppure mandata fuori città. Un’altra misura applicata da Caragea fu di cacciare via dalla città i mendicanti, gli zingari e i ladri di vestiti. Questi ultimi avrebbero diffuso il virus rubando abiti usati da persone malate e vendendogli a persone sane”, ha precisato lo storico.

Non meno importante fu l’effetto della peste sulla mentalità collettiva. “Dai dati offerti dal console austriaco Fleischak von Hackenau, il 20 marzo 1814 la peste non era più così virulente e non si registravano più nuovi contagi. Dalle informazioni trasmesse da padre Ilie, del monastero di Butoi, pubblicate nel 1901, risulta l’impatto sulla mentalità collettivo: “Durante l’estate scoppiò e si diffuse la peste, che per tre anni fece numerose vittime. Bucarest e tante altre città erano rimaste deserte, a causa della malattia e della fuga della gente che lasciava i villaggi per sfuggire alla peste”. Si registrò dunque un processo di spopolamento”, ha aggiunto il nostro interlocutore.

Il ritorno alla normalità fu lento, e durò 3-4 anni. Però seguirono altre ondate. Solo dopo il 1829 fu eliminato il pericolo della peste, quando cominciò un ampio processo di modernizzazione e si verificò una crescita dell’autorità dello stato romeno. Le riforme determinarono la modernizzazione delle reti stradali e delle fognature, delle vie di trasporto, degli spazi verdi e delle fontane nelle principali città della Valacchia e della Moldavia. L’aumento del livello di igiene pubblica, ma anche la diminuzione dei casi di peste nello spazio asiatico portarono all’annientamento di una delle più terribili realtà sociali nello spazio romeno.
 
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